Hikikomori: dilagante problema sociale tra i giovani. Gioacchino Cappelli ed il suo spettacolo teatrale per sensibilizzare

“C’è nessuno” è il titolo dello spettacolo teatrale di Gioacchino Cappelli a cui hanno assistito i ragazzi delle scuole medie e superiori, all’interno dell’auditorium “Nuccio Sciacchitano” di Troina, organizzato dall’Associazione Athena per sensibilizzare i ragazzi a un nuovo problema sociale che sta prendendo piede anche in Italia, l’Hikikomori.

Uno spettacolo su come il rapporto con il mondo virtuale possa diventare l’unica finestra dalla quale affacciarsi per i ragazzi dai 14 ai 30 anni, che “disillusi” dalla società, trovano rifugio on line tra i propri simili.

Allo spettacolo è seguito un dibattito che, nel pomeriggio presso il Cineteatro “Camilleri” di Troina, ha visto protagonista l’autore, che in prima persona ha vissuto questa autoreclusione, la madre, Lucia Sardo, famosa attrice italiana, e la psicologa Elina Valenti, coordinatrice Hikikomori Italia – Sicilia. L’evento moderato dalla psicologa Vitalba Mongelli, socia fondatrice di Athena, ha visto una partecipazione massiccia di pubblico non solo per presenza, ma incuriosita da questo nuovo fenomeno che si affaccia all’orizzonte.

“Mi sono accorta che mio figlio aveva un problema, racconta Lucia Sardo, quando venne bocciato a scuola. Lui era intelligentissimo, ma passava la notte a giocare, senza che io lo sapessi, e dormiva in classe. Purtroppo l’insegnante non aveva ritenuto opportuno informarmi. Ho usato tutte le armi possibili per capire cosa avesse. Dalla dolcezza alla rabbia, tanto che un giorno con una mazza da baseball spaccai la sua play-station. Solo dopo aver cercato on line e in inglese ciò che gli stava accadendo, pensando fosse qualcosa che venisse da lontano, ho dato un nome a quel problema, che inevitabilmente era diventato il mio. Ho dovuto aiutare prima me stessa e solo dopo sono riuscita ad aiutare lui”.

Hikikomori è un termine giapponese che significa “stare in disparte”, e nonostante si distingua dal fenomeno che negli ultimi anni ha investito anche l’Europa, si tende a dare questo nome al “ritiro dalla vita sociale” dei ragazzi.

“Per venire fuori da questa reclusione volontaria, spiega Gioacchino Cappelli, serve consapevolezza. Per anni ho cercato on line qualcuno che mi capisse, che fosse come me. Cercavo di allontanarmi da una società che non mi apparteneva, che non mi dava sicurezza per il futuro. Crescendo, però, con l’aiuto dei miei genitori, di mio padre che mi ha dato speranza, ho capito che il tempo scorre e che dovevo ripartire. Oggi, mentre racconto ai giovani la mia storia, mi commuovo sentendoli parlare, come me hanno solo bisogno di qualcuno che li ascolti. Ai genitori raccomando di entrare nel mondo dei propri figli, delle loro passioni, solo così si sentiranno capiti e sapranno di non essere soli”.

 

Sandra La Fico

 

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