Foti Giuliano racconta il festino di Giugno

Concludiamo il nostro racconto si festeggiamenti in onore del Santo Patrono e concittadino San Silvestro monaco Basiliano, attraverso gli estratti da opere di autori del secolo scorso: “Memorie Paesane – ossia Troina dai tempi antichi sin oggi” del maestro Foti giuliano, “Chiese e Conventi – memorie storiche e folkloristiche della città di Troina” dell’ispettore alle antichità Squillaci, e l’articolo “San Silvestro da Troina” sulla rivista mensile del Corriere della Sera “La Lettura” ad opera del autore verista De Roberto.

Scusandoci preventivamente, data l’estensione dei testi, ci basiamo questa volta esclusivamente sul testo edito nel 1901 dal Foti Giuliano, il più antico fra i tre ed anche il più esaustivo, a cui contrapporremo piccoli estratti degli altri autori laddove emerga qualche piccolo particolare.

Mariano Foti Giuliano, dopo aver descritto i pellegrinaggi dei Rami e della Ddrarata, apre un piccolo paragrafo introduttivo a tutti i festeggiamenti riservati al santo che si svolgono nel corso dell’anno a partire da “a ‘bbiata i nuciddi” del 2 gennaio al “Festino Settembrino” dove descrive sinteticamente le modalità di svolgimento. A conclusione di questo paragrafo scrive:

“Avuto riguardo alle finora enumerate feste, quelle in giugno sono come il centro luminoso che irradia le altre, il nucleo delle feste che durano tre giorni e comprendono, la fiera, la processione, la cavalcata, il trasporto del Santo.

La fiera. Il sabato che precede la prima domenica di giugno si fa entrare il numeroso bestiame – tenuto a guardia in altro prato laterale- nel piano della fiera che, a detta dei pratici, è una delle prime della Sicilia e forse d’Italia, se togli quella di Senigallia. Questa entrata nel prato comunale, che si estende nel lato Nord-Ovest della città per circa 40 ettare a mo’ d’immenso e morbido tappeto verde, si fa ad un ora determinata pomeridiana di detto giorno, dietro sparo di due mortaretti. Quando si riesce a tenere in freno il bestiame, è bello vedere una miriade di svariati quadrupedi irrompere da ogni parte e invadere in un baleno il largo prato, guidati, cacciati, spinti da diverse mani, […] tutti pascenti l’erba fresca e per loro custodita. S’incominciano allora importanti negozi, interrotti all’imbrunire e ripresi l’indomani.”

In questi primi estratti notiamo già la differenza materiale fra questa fiera del “Bestiame” prima, generico mercato adesso. E poi il luogo: il “piano della fiera” che lo Squillaci chiama invece Piano di S. Pietro, mentre oggi i rivenditori si collocano lungo le vie principali del Borgo. Ma per tutti e tre gli autori è la fiera più grande dell’intera isola.

“La processione. Se togli quella del Corpus Domini, questa è la più lunga, la più numerosa e maestosa delle processioni che si fanno in città durante l’anno. Anticamente c’intervenivano anche i magistrati vestiti di toga, che assistevano al vespro ed alla messa cantata ne’ due giorni seguenti, seduti in apposito stallo, detto banco dei giurati, di fronte a quello de’ canonici. Il corteo parte verso l’ave dalla chiesa di S. Silvestro, ed è formato di tutte le confraternite (meno quelle del Santissimo e del Rosario) e del clero […] e la musica.”

“La reliquia del Patrono è portata dall’arciprete, o da un canonico anziano sotto ampio baldacchino. Ogni confraternita è ordinata e disciplinata da un ramarro, […]. Lungo il percorso per le strade San Basilio e Conte Ruggiero, si sparano mastietti e mortaretti, e giunta la Reliquia in piazza, vicino la collegiata – olim cattedrale – si accendono fuochi…”

Introducendoci alla processione del sabato, la processione “della Reliquia” il Foti Giuliano, ma anche De Roberto e Squillaci in altri termini, ci riportano un parallelismo con la Festa del Corpus Domini: descrivono le confraternite troinesi, i loro colori, la loro disposizione, e le figure preminenti, il Ramarro, ma che per lo Squillaci è il Massaro. Vincenzo Squillaci ci dice pure che il clero è disposto secondo un suo ordine preciso, con a capo i frati cappuccini, seguiti dagli altri ordini religiosi, ed infine i canonici della collegiata, la chiesa madre, e le autorità cittadine. Federico de Roberto ricorda pure la particolarità di questa processione che, per lui, fa la differenza con le altre processioni siciliane: la facoltà per data ai troinesi di portare 2 croci per testimoniare la coesistenza dei riti latino e greco concessa a privilegia da Ruggero I d’Altavilla. Salta agli occhi del lettore odierno, abituato ad assistere a “scinnuta ‘a Vara”, il differente percorso, l’assenza delle confraternite, ed altri dettagli: oggi la processione parte dalla chiesa madre e giunge in quella di San Silvestro, non vi partecipano più le tutte le confraternite, ne vediamo le 2 croci.

La cavalcata. All’indomani, domenica, […] festa dello statuto, si continuano i negozi alla fiera e verso le 17 si fa la cavalcata lungo la strada Conte Ruggiero, piena di gente di ogni sesso, condizione ed età. Tre cavalieri vestiti alla paladina, portanti a mano mazzi di fiori (che gettano a’veroni delle due file di case laterali, […] e con a lato ciascuno un palafraniere, preceduti da una trentina di giovani armati di schioppo, e tutti su cavalli elegantemente sellati, incedono aprendosi un angusta via tra la folla.”

“I tre signori a cavallo, co rispettivi palafranieri restano e […] distribuiscono o meglio gettano ad una selva di braccia alzate a destra e a sinistra, torroni e confetti”. 

Tutti e i testi ci parlano di questa parte dei festeggiamenti. I più giovani, leggendo questi passi, potranno trovare somigliane con altre manifestazioni che si svolgono, o si svolgevano, durante il corso dell’anno in città: la Kubbàita, le Cavalcature Bardate, manifestazioni che sono state rielaborate, ed estrapolate dal conteso del Festino dedicato a San Silvestro. In ogni caso, gli autori son concordi nel giustificare questa cavalcata come una celebrazione, non religiosa, dell’avvenuta liberazione dai Saraceni ad opera Normanna della città ed il beneficio che la comunità ne trasse; o in ricordo di un’altra tradizione locale, Il Vescovello che si svolgeva il 27 dicembre. De Roberto indaga più a fondo, nella Sicilia vicereame spagnolo e nelle vicende che coinvolsero Troina e i troinesi. In un certo qual modo, quell’origine che oggi diamo alla recentissima Kubbàita che vuole ricordare l’ingresso e soggiorno in città dell’Imperatore Carlo V. Inoltre, lo scrittore catanese accompagna le parole alle immagini fotografiche, sia dei cavalieri e dei loro cavalli adornati ma anche della fiera.

Il trasporto del Santo. Lunedì mattino si celebra solennemente la messa cantata al Patrono S. Silvestro, la cui statua messa in ricca […] viene portata dalla madre chiesa a quella del Santo, da un ottantina  di robuste spalle, mentre 20 giovani tengono altrettanti grossi cordoni serici, laterali, attaccati alla cornice degli archi della bara […]. È preceduta dal clero e seguita dalla musica e dal popolo fedele e votivo, da signore e signorine elegantemente vestite, alcune scalze, che, nei giorni del pericolo o d’ansia suprema, promisero il viaggio. E portano i loro anelli, le loro orecchine e collane; altri reca candele o torce, e teste e braccia e piedi e mani e stinchi deformi di cera, al Santo in premio dell’ottenuto miracolo. Bambini nati difettosi si attaccano alle colonne, spaventati, strillanti, non importa; ma se giungono ad addormentarsi è credenza che si sveglino guariti. È raccapricciante il vedere non pochi contadini, uno dopo l’altro, bocconi, strisciare con tanto di lingua, dalla soglia in su, il pavimento della chiesa, irrigandolo di sangue”

Anche nell’ultima parte, che oggi identifichiamo con la “Salita, a ‘cchianata a Vara” che ai giorni nostri porta il simulacro dalla Chiesa del Santo alla Matrice, notiamo il differente percorso processionale, l’uso della Vara, stando agli scritti, solo in questa occasione. E poi notiamo piccoli cambiamenti, alcuni anche scontati: il trasporto prima avveniva a spalla, oggi su auto dato l’enorme peso, le offerte oggi quasi esclusivamente monetarie. Inoltre alcuni tratti devozionali scomparsi come la lingua al pavimento, descritta anche nella festa dei Rami, o i bambini alle colonne della vara, visti raramente negli ultimi decenni.

Tutti gli autori proseguono nella trattazione del festino, intraprendendo un analisi sulle “intrallazzate”, intrecci, “jochi”, drammi a soggetto sacro. Proseguono il loro lavoro, con altri capitoli o lo volgono al termine.

A chiusura invece di questo terzo episodio scritto sul festino, possiamo affermare che la tradizione e comunque soggetta a modificazioni, volontarie, forzose, doverose, ma resta almeno ancorata ai dettami della comunità che v si identifica. Giusto quindi eliminare quei passaggi devozionali forti, cruenti, e per certi versi anche violenti, ma anche preservare e non sdoppiare manifestazioni.

Una rappresentazione pittorica della processione del fercolo ci è offerta da una bellissima tela di Gaetano Miani, noto pittore Italo-Brasiliano conservata presso il Museo Civico Torre Capitania.

Fabio Salinaro

Fonti
De Roberto Federico, San Silvestro da Troina, in  “La Lettura” rivista mensile del Corriere della Sera, anno IX, N°8, Milano, agosto 1909
Foti Giuliano Mariano, Memorie Paesane – Ossia Troina dai tempi antichi ai giorni nostri, Cav. Giannotta Editore, Catania 1901 Squillaci Vincenzo, Chiese e Conventi – memorie storiche e folkloristiche della città di Troina, Tipografia L. Merlino, Catania 1965

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