Si è svolta al CineTeatro Andrea Camilleri di Troina l’assemblea cittadina convocata per le 18.30 dal sindaco Alfio Giachino subito dopo la conclusione della riunione che i cinque sindaci dei comuni Ancipadipendenti hanno avuto, ad Enna, dalla tarda mattinata fino alle 16 del pomeriggio, per circa cinque ore, con il Prefetto per sciogliere il nodo dell’occupazione popolare dell’impianto di potabilizzazione di contrada Calamaro. Alla fine di una riunione, che è stata anche molto aspra, si è raggiunto un accordo, che ha posto fine all’occupazione popolare del potabilizzatore, che era iniziata sabato mattina. Questi i punti dell’accordo: si ripristina la connessione del potabilizzatore con il Ramo Ancipa Basso dell’acquedotto, che porta l’acqua a Caltanissetta e San Cataldo; l’erogazione dell’acqua ai due comuni nisseni e ai cinque comuni Ancipadipendenti avverrà con una turnazione alterna di 3 giorni; l’erogazione ai due comuni del nisseno sarà sospesa, se il volume di acqua raccolta nell’invaso dell’Ancipa si abbasserà al di sotto dei 500 mila metri cubi. Appena scenderà sotto questa soglia, l’acqua dell’Ancipa sarà erogata solo ai Comuni Ancipadipendenti: Cerami, Gagliano Castelferrato, Nicosia, Sperlinga e Troina. E’ stata un’assemblea breve, ma molto partecipata quella che si è conclusa qualche ora fa. C’era della comprensibile stanchezza, dopo tre giorni di occupazione dell’impianto di potabilizzazione sostenuta da un consenso popolare molto ampio. Il consenso si è manifestato con gesti molto concreti, quali la presenza fisica di molti cittadini e la donazione di cibo per colazione, pranzo e cena a quanti sono rimasti per tre giorni, anche di notte e al freddo, all’interno dell’impianto. Non è stata una semplice assemblea nella quale il sindaco Giachino e il deputato regionale Venezia hanno spiegato i termini dell’accordo raggiunto in prefettura e come si è arrivati alla decisione di occupare il potabilizzatore. E’ stata anche una manifestazione dell’orgoglio popolo troinese, che nei momenti difficili esprime le sue migliori qualità, quali il senso di appartenenza comunitaria, l’indignazione per le cose che non vanno e ritenute ingiuste e la mobilitazione per aggiustarle. Come si dice nella parlata locale, ricca di espressione idiomatiche, “i troinisi ‘a musca supra o nasu non sa fannu pusare”. Vuol significare questo Giachino, quando dice che con “la nostra azione di questi giorni abbiamo scritto la storia”. L’attenzione che questi tre giorni di mobilitazione ha suscitato nei mass media (giornali delle carta stampata, televisione), dà ragione a Giachino. D’ora in avanti, quando nei centri di potere che contano, si prendono decisioni su Troina, devono pensarci bene a quelle che fanno. Giachino ha avuto parole di apprezzamento per le forze dell’ordine, che hanno saputo gestire con grande equilibro una situazione che avrebbe potuto sfuggire di mano. Ma anche la scaltrezza dei troinesi, che occupavano l’impianto, ha contributo ad evitare che la situazione degenerasse, non cadendo nelle provocazioni cha qualcuno dall’esterno ha tentato. Anche Venezia ha avuto parole di apprezzamento per il comportamento delle forze dell’ordine. Severo è invece stato il giudizio di Venezia sul comportamento del responsabile della Protezione Civile della Sicilia, Salvatore Cocina, del presidente della Regione Siciliana, Schifani, e di Siciliacque. Tutte e due, Giachino e Venezia, hanno respinto la chiave di lettura degli eventi accaduti in questi giorni, che si vogliono far passare come una guerra per l’acqua dei cinque comuni Ancipadipnedenti contro i comuni nisseni. Anche questa della guerra dell’acqua, come se fosse una guerra tra poveri, è una provocazione per nascondere i veri responsabili di una disastrosa gestione del servizio idrico e dell’emergenza da carenza d’acqua che gli abitanti di questi comuni, ennesi e nisseni, stanno vivendo insieme. Venezia ha ricordato la forte connessione sentimentale tra i troinesi e la diga Ancipa, conosciuta anche come le diga di Troina, che è un aspetto dell’identità troinese. Nella costruzione della diga Ancipa morirono 53 operai, molti dei quali non erano troinesi, ma che i troinesi di allora piansero come se fossero loro concittadini. Neppure i troinesi di oggi li hanno dimenticati. E non li dimenticheranno neanche i troinesi delle generazioni che verranno. Ora non si usa più dirlo, perché si è molto attenuata, ma allora c’era una forte solidarietà di classe. Proprio in questi giorni il 73° anniversario dell’esplosione nella quarta finestra dove morirono 12 operai, tutti in una volta, mentre cercavano di portarsi soccorso l’uno con l’altro. “La lotta di questi giorni, la dedichiamo a tutti i lavoratori caduti sul lavoro negli anni 1949-1952 durante la costruzione della diga Ancipa”, ha detto Venezia.
Silvano Privitera