È come la quadratura del cerchio la riduzione del servizio idrico integrato per quale si sta arrabattando l’Assemblea territoriale idrica (Ati) dell’ennese. C’è un metodo matematico per determinare le tariffe che non è di facile comprensione. Sono molte le voci di costo di cui tener conto. Si parla di sospendere quegli investimenti non essenziali che incidono sulla tariffa per ridurne l’importo. Si ha la sensazione che i margini di manovra per ridurre le tariffe siano molto stretti. Si pensa di chiedere alla Regione Siciliana di intervenire per alleggerire gli importi delle tariffe del servizio idrico integrato, le più alte d’Italia, che pesano sui bilanci familiari degli abitanti di un territorio economicamente e socialmente depresso. Bilanci familiari sui quali pesano in misura non trascurabile anche le tariffe di gas e energia elettrica. Sugli aumenti delle tariffe di gas ed energia elettrica non ci sono mobilitazioni di massa, ma solo lamentele che lasciano il tempo che trovano. Sulle bollette dell’acqua, invece, sono sorti alcuni movimenti. Senz’AcquaEnna è quello che, soprattutto con la sua class action sulle bollette, ha una maggiore visibilità per aver colto ed interpretato tempestivamente il disagio degli utenti. Tra gli altri movimenti ci sono il comitato Sicilia Senz’Acqua, che ha avuto la sua parte nella mobilitazione di novembre e dicembre dello scorso anno per garantire la poca acqua rimasta nell’Ancipa ai cinque comuni che non avevano altre fonti di approvvigionamento, e il Coordinamento Provinciale dei Comitati Cittadini Ennesi che si battono per la gestione pubblica del servizio idrico. Questi movimenti agiscono ognuno per conto proprio, non si coalizzano per raggiungere un obiettivo unificante, come può essere la riduzione della tariffa del servizio idrico integrato nei comuni della provincia di Enna, una delle province italiane più fragili.
Silvano Privitera