La Diocesi di Nicosia incontra Don Luigi Ciotti, presidente di Libera, l’associazione da lui fondata nel 1995 per dare un aiuto ai familiari delle vittime di mafia. L’ Evento dal titolo “Il vento della memoria semina giustizia: 100 passi verso il 21 marzo”, organizzato dalla Caritas Diocesana, in collaborazione con la Pastorale giovanile e l’ Ufficio problemi sociali e lavoro, si è svolto ieri in mattinata al seminario vescovile di Nicosia.
Ad accogliere Don Ciotti vi era il Vescovo della Diocesi di Nicosia Monsignor Giuseppe Schillaci. “Don Luigi è una figura che incarna degli ideali – ha detto monsignor Schillaci – sin da giovane il suo impegno è stato avere per parrocchia la strada. La sua presenza qui è stata per tutti noi un dono”. A moderare l’incontro il direttore diocesano dell’Ufficio Problemi Sociali e Lavoro, l’avvocato Sandro Mauro. Al momento di ascolto e di confronto sono intervenuti Don Giuseppe Maenza, responsabile della pastorale giovanile della Diocesi, Luciano Fichera, direttore della Caritas Diocesana e Vittorio Avveduto, referente del coordinamento siciliano di Libera.
Don Luigi Ciotti, nel raccontare la sua esperienza di vita, ha citato la strada, non come un luogo fisico ma come esperienza fatta di incontri, di volti, di gente comune di storie di droga e prostituzione, e con molta semplicità si è rivolto soprattutto ai più giovani.
“Io non sono un nome, ma rappresento “un noi”, rappresento storie, persone, associazioni, movimenti per costruire percorsi di legalità – ha spiegato Don Ciotti – Nel mondo attuale assistiamo a nuove pericolose forme di dipendenze digitali che fanno perdere il rispetto per se stessi. Gli adulti devono vedere le potenzialità dei giovani, lasciandosi sorprendere dallo stupore ed educando alla diversità”.
Grande partecipazione da parte dei giovani studenti dell’istituto comprensivo Fratelli Testa e dell’Istituto Comprensivo Carmine San Felice di Nicosia che con molto interesse hanno posto delle domande a Don Ciotti sulle sue scelte di vita.
Nel 1965 don Luigi Ciotti ha fondato il Gruppo Abele, organizzazione che da più di cinquant’anni accompagna persone con problemi di dipendenza, donne sfruttate e vittime di violenza, migranti, uomini e donne senza una casa e giovani abitati dall’inquietudine.
Don Ciotti, divenuto sacerdote nel 1972 si è inoltre distinto per il suo impegno nella lotta alle mafie e alla criminalità .
“Il vero progresso è crescere in umanità. La legalità mette radici solo in terre fertili di responsabilità, che è la spina dorsale della democrazia – conclude Don Ciotti – la scuola deve allenare alla vita. L’incontro di oggi sia per tutti una tappa di un percorso che ci prepari alla giornata della memoria e dell’impegno nel ricordo delle vittime della mafia. Ai giovani ricordo la sacralità delle istituzioni”.
Ogni anno il 21 marzo Libera promuove la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. L’iniziativa nasce dal dolore di una madre che ha perso il figlio durante la strage di Capaci e non sente mai pronunciate il suo nome. Quel nome era Antonio Montinaro, assistente della Polizia di Stato, uno dei componenti della scorta di Giovanni Falcone. Ogni anno in una Regione e in una città diversa ci si dà appuntamento nel primo giorno di primavera per fare emergere le cose positive del luogo e per pronunciare un lungo elenco di nomi, per non dimenticare e farli vivere ancora. Quest’anno il vento della memoria soffierà in Sicilia sulla città di Trapani. Altro tema di scottante attualità di cui si è parlato durante l’incontro è il caporalato e le vittime del lavoro. Ne è un esempio quello che avvenne il 19 maggio 1980. Tre giovani donne di Ceglie Messapica (BR) vengono coinvolte in un tragico incidente stradale sulla superstrada Taranto – Brindisi, nei pressi di Grottaglie (TA). Muoiono Pompea Argentiero (16 anni), Lucia Altavilla (17 anni) e Donata Lombardi (23 anni), braccianti reclutate per la raccolta delle fragole al di fuori del Collocamento tramite il caporale. Viaggiavano su un Ford Transit da 9 posti dove erano stipate , forse in 16 o più, sedute le une sulle gambe delle altre. Lo schianto le coglie nella loro fragile insicurezza. Descritto così sembrerebbe un problema legato al passato, invece quello del caporalato é un fenomeno di sfruttamento lavorativo ancora diffuso soprattutto in agricoltura. I lavoratori, oggi quasi sempre migranti, devono accettare condizioni lavorative estreme, vengono sottopagati , subiscono forme di controllo e coercizione che sfociano, troppo spesso, in forme di violenza psicologica e fisica.
All’evento diocesano che si è svolto ieri in Diocesi hanno presenziato diverse autorità locali, tra cui il prefetto di Enna Maria Carolina Ippolito, il Questore di Enna Salvatore Fazzino, le autorità civili e militari del territorio, i sindaci e vicesindaci dei comuni di Nicosia e altri comuni limitrofi e diverse associazioni del territorio.
Silvana Trovato Picardi