TROINA. Alla fine dello spettacolo è stata applaudita a lungo l’attrice Aurora Miriam Scala, che ha recitato il monologo “Itria”, di cui è anche l’autrice, al cine-teatro Andrea Camilleri con tutti e 160 posti occupati.
È passato mezzo secolo dai fatti raccontati nel monologo di Itria, la moglie del bracciante Giuseppe Scibilia, che all’età di 49 anni cadde in uno scontro tra le forze di polizia e i braccianti durante una manifestazione sindacale svoltasi ad Avola il 2 dicembre 1968. In quella manifestazione cadde sotto i colpi sparati della polizia un altro bracciante, Angelo Sigona di 25 anni. Altri 40 manifestanti rimasero feriti. Aurora Miriam Scala ha saputo dare voce, parole e gesti ad Itria, una donna di una famiglia proletaria rimasta vedova perché il marito muore colpito dallo sparo partito dal fucile di un poliziotto durante la manifestazione sindacale. Avrà avvertito, la povera Itria, la brutta sensazione di essere caduta ed avvolta in una grande rete che sulla scena era rappresentata da un grande velo di sposa. Quella rete avvolge la sua famiglia e la società in cui vive. Quel cruento episodio di lotta di classe, che segnò l’inizio di una lunga stagione di lotte sindacali e del ’68 in Italia, è ricordato per i motivi che l’hanno provocato. I braccianti chiedevano il superamento delle gabbie salariali, l’abolizione del caporalato e l’istituzione della commissione sindacale per il controllo del collocamento della manodopera. La provincia di Siracusa era stata divisa in due zone per regolamentare il rapporto di lavoro dei braccianti con i proprietari terrieri: la zona A di Lentini dove un bracciante prendeva 3.480 lire al giorno e lavorava 7 ore al giorno per tutto l’anno; la zana di Avola il salario era di 3.260 lire al giorno e lavorava 7 ore al giorno per 8 mesi e di 8 ore per 4 mesi. Il lavoro era lo stesso, ma l’importo del salario era diverso. Le assunzioni venivano fatte in piazza a discrezione del proprietario terriero. Contro tutto questo protestavano i braccianti del siracusano ad Avola il due dicembre di 56 anni fa. Se tra gli spettatori che c’erano al cine-teatro ci fosse stato anche Warren Buffet, l’imprenditore americano che è uno dei 6 uomini più ricchi del mondo, questi avrebbe commentato così: “Ve l’avevo detto che la lotta di classe esiste e che l’abbiamo vinta noi”. Come dargli torto se ogni giorno in Italia muoiono tre operai per incidenti su lavoro perché dal padrone non sono state adottate le misure di sicurezza nei cantieri, alla catena di montaggio in fabbrica e nei campi in campagna? E poi, non solo in Italia, ma ovunque nei paesi del mondo occidentale le diseguaglianze sono aumentate in misura spropositata e persino chi ha un lavoro non riesce arrivare alla fine del mese.
Silvano Privitera