Lo scrittore e giornalista friulano Elio Bartolini (1922 – 2006), autore di riconosciuto successo e dagli ampi interessi – dalla letteratura, alla saggistica, al cinema – nel 1956, visitò la Sicilia. Tra i luoghi che gli piacquero e che suscitarono maggiormente il suo interesse vi fu Troina, di cui scrisse, nello stesso anno, sulle prestigiose e documentate pagine saggistiche di “Prospettive Meridionali” e sulla colta e raffinata rivista di Giovan Battista Vicari, “Il caffè”. E, che il paese gli rimase affettuosamente nella memoria, lo testimonia anche il fatto che lo troviamo citato nella sceneggiatura del famosissimo film di Michelangelo Antonioni, L’avventura, che uscì nel 1960 e di cui Bartolini fu coautore, assieme allo scrittore Tonino Guerra.
Fu la Diga di Ancipa ad attirare il primo sguardo di Bartolini, una volta approdato a Troina.
Infatti, ricorda Bartolini, nel suo scritto per la rivista di studi economici e sociologici “Prospettive meridionali”, dal titolo “Ancipa, una vittoria sull’antico fatalismo del Sud”, che arrivò all’Ancipa provenendo da Paternò, lasciandosi quindi alle spalle il verde intenso degli agrumeti e degli ulivi incontrati nel percorso e lasciandosi momentaneamente alle spalle anche il paese di Troina, di cui però, aveva potuto scorgere un bel gruppo di case, arroccate su un pendio e circondate da un panorama che gli ricordava, nei colori e nelle forme petrose e aride, il Carso.
Era convinto Bartolini, che quello di Ancipa fosse il nome di un fiume o di un lago e invece scopre che è il nome di un monte, il monte che ne fronteggia un altro poco distante, il Mannia. Accompagnato da tecnici e operai addetti al controllo della Diga Ancipa, attraversa il muro esteso e alto che raccoglie le acque del fiume Troina e di altri piccoli torrenti dei Nebrodi; esplora, con meraviglia e interesse le gallerie e le condotte forzate della maestosa diga, che veicolano l’acqua verso i chilometrici tubi che la portano a Grottafumata e al Contrasto ad alimentare le centrali idroelettriche allestite in quelle contrade; e apprende che, gallerie e condotte forzate, spingono l’acqua finanche nel territorio di Catania dove andrà a irrigarne la Piana. Insomma, con estremo entusiasmo, nel suo breve saggio per la rivista Prospettive Meridionale documenta come la Diga Ancipa, controllata e gestita da macchinari modernissimi e all’avanguardia ‘comandati’ da operatori competenti e specializzati sia una vera ed efficiente risorsa idroelettrica al servizio di un vastissimo territorio interno dell’Isola, capace di rappresentare emblematicamente e realmente un esempio chiaro e funzionale di come sia stato possibile vincere l’antico e radicato fatalismo meridionale, facendo intravedere la possibilità concreta di una modernizzazione possibile e progressiva dell’Isola, non più immobile nella sua economia e pessimista nella volontà e nella mentalità dei suoi abitanti.
Ma non solo di Ancipa, di quel suo soggiorno a Troina, Bartolini scriverà, anche delle impressioni ricavate perlustrando il paese, il suo centro abitato e storico. E lo farà in un articoletto dal titolo “Quadernetto Siciliano”, pubblicato, sempre nel ’56, in un numero de “Il caffè” (anno IV, n.1, pag. 15). In una paginetta Bartolini dedica le sue riflessioni di viaggiatore curioso e colto prima a Catania, dove tra meraviglia e sconforto constata il coesistere di tanta bellezza e di tanto degrado e miseria, e poi a Troina. Qui, accolto, al suo ingresso in paese, da un silenzio profondo e olimpico, rotto ad un tratto dal martellare ritmico e arcaico di un fabbro, Bartolini, con poche note ma altamente suggestive e poetiche, tratteggia la dedizione al lavoro, contadino e artigianale, della gente del paese, ne apprezza l’ educato senso della misura e il decoroso contegno che tengono anche quando ne percorrono le vie e le piazze, coscienti della vetusta e prestigiosa Storia del loro luogo natio. Storia di cui dà conto, a Bartolini, nei suoi più importanti snodi medioevali, il Sovraintendente locale ai beni culturali che incontra in Piazza Conte Ruggero e che colpisce fortemente lo scrittore friulano per il suo modo appassionato e commosso di rievocare le gesta eroiche di condottieri e militi, accadute a Troina nel lontano passato arabo-normanno, narrandole però come fossero ancora presenti e vive.
Quattro anni dopo essere stato a Troina, quando Bartolini si trovò a scrivere, con Tonino Guerra, la sceneggiatura di quello che diventerà un film-cult di Antonioni, “L’avventura” , che uscì nelle sale nel ’60 e fu subito una pellicola conosciuta apprezzata in tutto il mondo e che si svolgeva in buona parte in Sicilia, pensò di far diventare Troina uno dei luoghi attraversati dai protagonisti delle vicende narrate nel film. Però, il maestro Antonioni non scelse di girare a Troina le scene che Bartolini vi aveva ambientato, ma Troina tuttavia rimase in quel film (molto amato dai cinefili e considerato come una delle opere più importanti e significative cinema italiano) citata, nel colloquio tra due attori-protagonisti, in una scena tra le più drammatiche e rilevanti dell’intera pellicola.
Silvestro Livolsi